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RASSEGNA STAMPA
n. 1183
del 23/10/2007
'PIU CHE VALORI TANTI MANEGGI', UN DOSSIER IMBARAZZA IL PARTITO
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In rete un libro di un candidato deluso

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Poche settimane prima delle elezioni, aprile 2006, adunata dei candidati dell’ldv nella sede di Roma. Il motivo del raduno lo spiega un responsabile della tesoreria: ragazzi, le casse del partito languono, vi chiediamo di mettervi una mano sul cuore e una sul portafogli. Il partito chiede ai suoi candidati un contributo in cambio di promesse, consigliando anche un minimo di 500 euro per la causa. «Molti, galvanizzati dal discorso, si fecero avanti e cominciarono a staccare assegni, senza ottenere in cambio nulla di concreto. Neppure la ricevuta. Tutto in nero, alla faccia della trasparenza». La voragine del bilancio dell’Idv - girava voce - doveva dipendere dalla megacampagna elettorale fatta per Franca Rame. Si mormorava fosse costata più di un milione di euro. Miserie, furberie, esempi dell'arte di arrangiarsi che non ci si aspetterebbe dal partito della moralità e della legalità.

Le racconta Marco Angelelli, 38 anni, maresciallo dell’Aeronautica, ex candidato delI’ldv alla Camera. Mai eletto. Angelelli ha raccolto la sua testimonianza in un pamphlet che vende on-line, dal sito del Partito degli immigrati, formazione nata dopo la trombatura del 2006 (Candidato di servizio. Retroscena oscuri del partito della legalità). Irregolarità, trucchi, pagamenti in nero, false dichiarazioni, già messe nero su bianco in un esposto alla Gdf. Ma che rimbalzano sull’Idv come su un muro di gomma.

«Sono accuse prive di qualunque fondamento - ribatte il deputato dipietrista Stefano Pedica (nella foto)-. Abbiamo sempre pagato regolarmente collaboratori e Siae. Siamo perfettamente in regola su tutto. E per quanto riguarda il contributo di 500 euro, mi sembra una follia, perché c’è tua tesoreria con tanto di registrazioni su un’unica banca. Non capiamo davvero il motivo di questo accanimento».

Angelelli, comunque, non era tra quelli che si sarebbero messi in fila per versare l’obolo. «Offrii di lavorare a titolo gratuito nella segreteria nazionale. E fu da lì che cominciai a rendermi conto di come venivano gestiti i conti. Parlando con le ragazze che lavoravano nella segreteria scoprii per esempio che venivano tenute li per 3-4 mesi senza un contratto».

Altro episodio. La festa di chiusura della campagna elettorale dell’Idv a Roma. «Bisognava chiedere i permessi alla Siae per l’esibizione di un band dal vivo. Ma la segreteria politica dichiarò che ci sarebbe stata solo musica registrata, che come diritti costa molto meno. Oltre a questo, il gruppo Yampapaya si esibì senza che gli venisse richiesta regolare fattura. Anzi il compenso di 450 euro lo pagai io, come anticipo, con l’impegno che il partito successivamente avrebbe regolarizzato il tutto. Cosa poi mai avvenuta».

Angelelli provò a riferire quanto aveva visto a Di Pietro, ma non riuscì più a parlare con il leader. «La decisione di rompere con l’Italia dei Valori arrivò proprio quando cercai di sollecitare Di Pietro ad aprire una inchiesta interna sugli episodi di illeanni da me riscontrati. Il neo-ministro non ritenne opportuno di dar seguito alla mia richiesta, era chiaro che non voleva far chiarezza».

Il Giornale, 18.10.2007