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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 2504
del 31/03/2014
UN VENETO RIVOLUZIONARIO
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Si proponevano «l'indipendenza dallo Stato italiano con il ricorso a metodi violenti e all'insurrezione popolare» i componenti del gruppo di secessionisti veneti sgominato qualche giorno fa dall'operazione dei Ros. L’accusa formulata nei loro confronti è stata: terrorismo ed eversione del sistema democratico, oltre che fabbricazione di armi. Le 24 persone arrestate farebbero parte di «un gruppo riconducibile a diverse ideologie di tipo secessionista che aveva progettato iniziative anche violente finalizzate a sollecitare l'indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale». Tra gli episodi contestati ai secessionisti arrestati dai carabinieri c'è anche quello della costruzione di un carro armato del peso di 40 tonnellate «in grado di sventrare un edificio».

E quanto raccontato accade dopo la recente affermazione del fenomeno del “Movimento dei Forconi” e solo a pochi giorni da un altro episodio che ha catturato l’attenzione dei media di tutto il mondo: il primo referendum indipendentista della storia del Veneto, il Veneto come la Catalogna, la Scozia, le Fiandre, la Crimea, uno stato indipendente e sovrano. La notizia rimbalza sulle pagine del Los Angeles Time, del Guardian, del Daily Mail, del Sunday Express e perfino sugli schermi della Bbc. Una rivendicazione che fonda la sua ragione d’essere nello slogan «21 miliardi lasciati ogni anno dal Veneto a Roma», che si inserisce nel dibattito sul voto all’autodeterminazione sostenuto da Vladimir Putin per la Crimea, che precede il voto in Catalonia, che alimenta le rinnovate spinte autonomiste della Lega Nord desiderosa di recuperare il consenso perduto.

Giusto alla vigilia della proclamazione della Repubblica di San Marco, avvenuta il 22 marzo 1848 con la nomina di Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, che si trovavano rinchiusi nelle prigioni austriache, alla guida del Governo Provvisorio, spetta ad una certa Anna Durigon leggere la «dichiarazione d’indipendenza del Veneto dall’Italia» a seguito dei risultati della consultazione che ha visto «Voti validi: 2 milioni 360 mila. Sì: 2 milioni 102 mila...». I critici sollevano molti dubbi sulla veridicità di quanto dichiarato e si rifanno ai dati di alcuni certificatori di traffico (Alexa pro, Trafficestimate e Calcustat) che hanno stimato in non più di centomila gli elettori del sito web. Hanno anche individuato i server di provenienza dei voti e parrebbe che i votanti non siano concentrati soltanto in Veneto ma invece sparsi un po' in tutto il mondo: Germania, Spagna, Serbia e un elettore su dieci si sarebbe addirittura collegato dal Cile!

Tutto ciò rappresenta un fenomeno che non va assolutamente sottovalutato, che trae linfa dall’assalto del Campanile di San Marco di Venezia operato dai Serenissimi la notte dell’8 maggio 1997. Partirono in otto dalla provincia di Padova, poco dopo le 22, con un camion che trasportava un autocarro camuffato da mezzo blindato. Giunti in Piazza, l'occuparono simulando di tenerla sotto tiro con l'autoblindo, mentre il resto del gruppo, scardinando la porta, salì in cima al campanile di San Marco. Qui issarono la bandiera con il leone alato, simbolo della Serenissima Repubblica di Venezia. Non meno importante è l’episodio che vede protagonista Luciano Franceschi, indipendentista veneto accusato di tentato omicidio per aver ferito, con due colpi di pistola, nel febbraio 2013 il direttore di una Banca di credito cooperativo, Pier Luigi Gambarotto. La colpa? Il “credit crunch”. Franceschi, 55 anni, si è dichiarato prigioniero politico, rifiutando l'autorità dei tribunali italiani.

La classe politica veneta, presa in contropiede, brilla per opportunismo. Pochi giorni dopo il referendum secessionista, la commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale del Veneto, con i voti di Lega, Forza Italia, NDC approva, a maggioranza due progetti di legge che chiedono una consultazione popolare nella quale i veneti possano esprimersi sul Veneto regione a statuto speciale, dotata di autonomia fiscale, sino a trattenere in loco l’80 per cento del gettito fiscale.

Questa spinta rivoluzionaria nasce in una regione, il Veneto che, con la Toscana, vanta il fatto di non essere stata toccata dallo scandalo rimborsopoli, una regione che purtroppo, per la crisi, registra il maggior numero di suicidi tra i piccoli imprenditori e gli operai, una regione che si dichiara oppressa dal fisco italiano e a tal proposito i rivoluzionari avevano programmato attentati ad Equitalia e ai tralicci sulla scorta dell'esperienza altoatesina.

Una situazione pericolosa e gravissima. Quando la politica si accorgerà di tutto ciò?

Armando Della Bella