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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 2533
del 10/02/2018
IL VALORE SOCIALE DEL RISPARMIO
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Riflessioni a margine del Convegno “AdessoBanca!” organizzato a Roma dalla FIRST CISL

“… Restituire le banche ai cittadini …”. Con questo explicit Annamaria Furlan, Segretaria Generale della CISL, richiamando anche un principio di equità e giustizia sociale, ha concluso il convegno - svoltosi a Roma lo scorso 8 febbraio 2018 - dedicato all’illustrazione delle sei proposte, formulate dalla Confederazione CISL e dalla Federazione di settore FIRST CISL, finalizzate alla tutela del risparmio e del lavoro e contenute nel manifesto “AdessoBanca!” (www.adessobanca.it), documento che nasce dalla consapevolezza che, ad oggi, non c’è in campo una proposta organica per correggere i difetti strutturali del sistema bancario italiano e perché “… le banche non comprano e non vendono denaro, ma fiducia che è stata, in troppi casi, tradita …”.

Una tavola rotonda che ha visto, oltre alla Segretaria Furlan, la partecipazione del Segretario Generale di FIRST CISL Giulio Romani, degli economisti Angelo Baglioni e Marcello Minenna e del Direttore Generale dell’ABI Giovanni Sabatini, moderati tutti dal giornalista Andrea Pancani.

Se scopo del convegno era dibattere su una proposta di ampio respiro riguardante il sistema bancario italiano, è stato inevitabile però che il tema sul quale più si sono scaldati gli animi sia stata la gestione dei “Non Perfoming Loans” (NPL), business del momento, come ben testimonia la proliferazione di società italiane e straniere che se ne stanno occupando.

Secondo una recente ricerca operata dal Centro Studi FIRST CISL – diretto da Riccardo Colombani – in Italia il rapporto tra Npl e patrimonio vede, al miglior posto, il Gruppo Intesa Sanpaolo con il 117,30%, UbiBanca al 136,93%, Unicredit al 174,78%, BancoBpm al 215,55% e Montepaschi al 691,50%, percentuali ben lontane, ad esempio, dall’11,49% di Deutsche Bank o dal 26,40% del Credit Agricole, solo per citare un player tedesco ed uno francese. In totale i Gruppi italiani hanno in pancia oltre 216 miliardi di Npl, quasi 10 volte di più di quelli tedeschi (25,2 miliardi), e quanto rappresentato fa sì che il rapporto fra gli accantonamenti sui crediti deteriorati e il totale dei Npl, cioè il c.d. “rischio rimanente”, nel sistema bancario italiano in media è intorno al 51%, in quello tedesco è al 55,7%, in Francia quasi al 62%, in Austria oltre 69,7%, per giungere infine alla prima banca danese con il 98,16% (!).

Ed è proprio su una diversa percezione degli effetti che può provocare la crisi di uno o più istituti di credito che il dibattito si è animato. Se per il Direttore Generale dell’ABI Giovanni Sabatini il problema dei crediti deteriorati, per le banche italiane, è in via di soluzione (“… è alle spalle …”, affermazione che scatena un forte brusio in sala, ndr) grazie anche alla pressione che i regulators europei stanno esercitando sul Paese Italia, perché il valore del “Npe ratio” tende al 10%, perché nel corso del 2017 lo stock delle sofferenze nette si è ridotto del 25% rispetto all’anno precedente, perché solo undici banche sono entrate in grave crisi e, quindi, non ha senso parlare in Italia di rischio “sistemico” (“… in Spagna, in Francia, in Germania le banche hanno invece ricevuto 250 miliardi di aiuti di Stato…”), perché il volume dei Titoli di Stato presente nel portafoglio delle banche italiane è assai contenuto e pari all’8%, non altrettanto vale per il Segretario Generale di FIRST CISL Giulio Romani, perché le banche, in Italia, fanno “sistema”, sono parte del “sistema”, e se una banca salta, gli effetti del default si ripercuotono in tutto il “sistema” bancario, nel mondo del lavoro, nell’indotto, nei risparmiatori, nel “sistema” Paese...

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copyright© 10 Febbraio 2018

Armando Della Bella - Giornalista iscritto all’Ordine