Cari amici,

in allegato la delibera dell'Esecutivo-signorsì nazionale, con le motivazioni della mia espulsione ("indegnità politica e morale") e la lettera "riservata-personale" che la anticipava, a dimostrazione che la conferenza stampa del giorno prima è stata del tutto ininfluente rispetto a decisioni già assunte.

Ovviamente, porterò Di Pietro e l'esecutivo-signorsì in Tribunale e saranno gli Organi competenti a stabilire da che parte sta l'"indegnità morale" e risarcire la parte eventualmente lesa. Fosse l'ultima cosa che farò nella mia vita, giuro!, non mi fermerò.

Vi rendete conto che significa l'affermazione "indegnità morale" pronunciata dall'ex PM di "mani pulite" nei confronti di un assessore in carica della Giunta regionale calabrese sotto tiro da parte della ndrangheta?

Non voglio fare altre polemiche, mettere a fuoco altre vicende. In questo momento prevalgono due sentimenti: la rabbia per aver dato l'anima e il sangue a un presunto partito e un ancor di più presunto leader che non meritavano nè l'una, nè l'altro; la pena per Di Pietro e per il suo esecutivo-signorsì. Solo oggi mi rendo conto con chi ho avuto a che fare. Da domani, il mio compito principale sarà quello di aiutare gli italiani a comprendere meglio le vicende della cronaca e della politica che hanno riguardato il Dr Antonio Di Pietro.

Senza rancore e senza paura! Un caro saluto.